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"La gente non ha più soldi da spendere per i piaceri sessuali": a Parigi il crollo inesorabile dei sexy shop

"La gente non ha più soldi da spendere per i piaceri sessuali": a Parigi il crollo inesorabile dei sexy shop

In Rue Saint-Denis ( e arrondissement di Parigi), un passante, chiaramente sconosciuto alla zona , sembra completamente sbalordito dalla collezione di dildo rosa a forma di Torre Eiffel – soprannominati “La Tour est folle” – esposti in vetrina, le cui luci al neon compulsive e la facciata dai colori sgargianti perforano l’oscurità di questa notte di luglio. “Dove siamo finiti?” lo sentiamo sussurrare, ridendo, alla sua compagna, indicando i manichini in abiti da cameriera nella sexy boutique parigina .

Ridendo imbarazzato, spiega: "Questo è il terzo sexy shop del nostro percorso: non ne ho mai visti così tanti in così poco tempo e nello stesso posto!". Cosa avrebbe detto vent'anni fa, quando il quartiere ne aveva il doppio? Il trentenne non sa che i suoi passi lo hanno condotto in uno degli storici luoghi caldi della prostituzione parigina, il terreno fertile su cui più di cinquant'anni fa sono sorti questi antiquati templi della lussuria, oggi in preda a un inesorabile declino.

Il dato fornito dall'Atelier d'Urbanistica di Parigi (Apur) nel suo censimento del 2023 è inequivocabile a questo proposito: il numero di questi sex shop sorti in seguito al maggio 1968 è letteralmente crollato a cavallo degli anni 2000, passando da 127 nel 2003 a 65 nel 2023. Un calo del 50% in vent'anni che ha subito un'accelerazione particolarmente rapida tra il 2020 e il 2023, quando il numero di negozi è diminuito del 7,1%.

Se a Pigalle ( e 18° arrondissement), l'altro centro nevralgico del commercio sessuale parigino, il folklore attorno al Moulin Rouge conserva ancora una parvenza di attività dovuta essenzialmente al turismo – sul Boulevard de Clichy si contano oggi 24 sexy shop – il quartiere di Saint-Denis, meno propizio ai paesaggi da cartolina, ha vissuto un massacro: meno di dieci negozi (contro i 38 del 2003) faticano a mantenere la loro attività.

"Beh, puoi vedere tu stesso, non è affollato, non sta andando molto bene, soprattutto negli ultimi due anni", conferma Mathieu*, il giovane commesso che scopriamo con un'aria un po' indifferente alla cassa situata dietro le spesse e opache tende di plastica rossa che bloccano l'ingresso. Un sintomo della crisi: "All'inizio avevamo quindici stand, ora ne abbiamo solo...

L'Humanité

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